Siamo più di sette miliardi di persone al mondo. Piu di
sette miliardi di anime. Piu di sette miliardi di mondi in uno solo. In poche
parole, siamo tutti diversi con i nostri pregi e difetti. Tutti abbiamo un
vissuto differente, chi più lungo chi più breve, esperienze simili o diverse,
aspettative, emozioni, pensieri, carattere e tante altre distinzioni o uguaglianze.
Abbiamo deciso di formare una società e creare regole per salvaguardarci da
comportamenti nocivi. In essa, però non ci siamo imposti omogeneità di espressione,
anzi abbiamo mitigato quei comportamenti volti a far soffrire gli altri
redendoci uguali sotto la legge per poter essere liberi di esprimere la propria
esistenza. Noi non siamo nati per assecondare la volontà altrui, bensì per far
valere la nostra. Con questo intento, però non intendo che abbiamo il diritto
di oscurare gli altri, ma di brillare insieme a loro. L'obbiettivo sarebbe
quello di splendere di luce propria, cercare di trovare in sé quel brillio e
dare il massimo di sé sfruttando ogni nostra possibilità. Se gli altri reputano
il nostro comportamento non adatto, ci ignorano, peggio ancora ci limitano nell’essere
se stessi, allora si vede che non siamo nel posto giusto. Il mondo è un posto
ampio dove gli incontri tra persone avvengono ogni minuto. Basta uscire, non
segregarsi a casa per paura di essere giudicati e offrire al nostro amato
globo, che ci accudisce, il nostro punto di vista.
Solo essendo noi
stessi possiamo realmente scoprire chi tiene a noi. Chiudere a chiave il nostro
cuore per proteggerlo dalla sofferenza e come dire di smettere di vivere. Non
dico di doversi fidare di tutti, ma di credere in noi stessi anche quando non
sono gli altri a farlo. In altre parole, è necessario cercare quelle persone
che vogliono fare parte del nostro mondo e non bisogna lasciarsi trasportare
dalle aspettative di tutte quelle altre. Siamo solo noi i padroni della nostra
vita e non gli altri. Per facilitare la formazione di rapporti a lungo termine
e sinceri l'unico modo è continuare a conoscere nuove persone. Il mondo
magicamente offre moltissime opportunità d'incontro di tutti i tipi. Un giorno
ci potremmo svegliare, andare in una caffetteria e casualmente incontrare
L'amico/a o L'amore della propria vita, eccetera, Di Fronte Ad Una Tazza Di
Caffè.
IL MONDO DELLA SOLITUDINE
A volte può capitare
di rimanere soli nella vita, per qualsiasi ragione. In queste situazioni molto
spesso ci si sente tristi, non voluti bene e peggio ancora ci incolpiamo della
nostra solitudine. Vorrei appellare a tutte quelle persone che in questo
momento si sentono così e dire che non siete sbagliati. Io non sono un maestro
di vita, semplicemente mi sono ritrovato in alcune situazioni un po’
spiacevoli, dalle quali ho guadagnato degli insegnamenti che riassumerei nel
seguente modo.
SBAGLIARE È UMANO.
Avvolte proprio dagli errori possono nascere meraviglie. Quando qualcuno fallisce
in qualcosa tende a criticarsi, poche persone restano al suo fianco ad
ascoltare il suo stato d'animo negativo. La vera forza sta poi nel rialzarsi,
riprovare e riuscirci. Nell'imprevisto nasce quel qualcosa d'improvviso che ci
fa intuire cosa davvero per noi significa ciò che facciamo e chi ci sta vicino.
In altre parole, nel momento del bisogno, fragilità e l'uscita da esso ci
mostra i nostri lati più reconditi, l'importanza che raffigura la materia per
la quale lottiamo, la forza che disponiamo oltrepassante tutte le nostre aspettative
e le persone che veramente tengono a noi.
L'ESSERE IGNORATI. Il
modo migliore, freddo, disprezzante che ci invoglia a credere di non valere
abbastanza. Quando una moltitudine imprecisa, presumiamo un gruppo al quale
siamo costretti a fare parte, attuare questo metodo induce un senso di inadeguatezza,
insicurezza, nella propria persona spronando l'individuo a ricercare l'omogeneità
con gli altri. Questa è una delle conseguenze delle cosiddette "norme
sociali" (per esempio le norme morali, etiche oppure religiose). Esse sono
a differenza di quelle giuridiche non soggette a sanzioni penali, cioè possiamo
decidere noi se seguirle o ignorarle con conseguenza il dissenso delle altre
persone. Partendo da questo presupposto siamo liberi di essere ciò che siamo.
Il cosiddetto “outsider“ non per forza deve essere una persona noiosa,
antipatica, associale semplicemente il suo modo di comportarsi non è accettato
dall'insieme di cui fa parte. L'importante è trovare quelle persone che
comprendono il significato della diversità altrui. Non saremo mai abbastanza
per tutti, perciò diamo il massimo per noi stessi e accettiamoci con tutte le
nostre particolarità che poi faranno la differenza.
L'ESSERE SÈ STESSI. Il tema più importante fra tutti. Nel paragrafo precedente ho sottolineato che
il sentirsi non apprezzati da molti può provocare la necessita di assecondare
gli altri ed anche che noi siamo esseri perfetti proprio grazie alla nostra
imperfezione. Noi in sé abbiamo sia un lato positivo, luminoso, sia uno buio,
negativo. Questi mescolandosi, in mia opinione, formano tutte quelle sfumature
che ci compongono. Accettare ciò che siamo ci dà la grinta di oltrepassare
tutte quelle affermazioni limitanti che derivano dal provare a piacere ad altre
persone ed è un risparmio di energia che permette di concentrarsi sulle attività
realmente importanti per noi. Avere alta considerazione di sé, come la percepisco
io, è come visualizzare noi stessi con un’armatura fatta di puro amore che ci
protegge da ogni forma di odio, attrito da parte nostra ed altrui. Avvolgendosi
in essa percepiremo un sollievo che scaccerà via ogni sintomo di rabbia, non
cercheremo più di controllare ogni nostro comportamento, ma saremo spontanei ed
adoreremo ogni attimo che governa il nostro presente senza chiedersi cosa sarà
o è stato. Per raggiungere questo stato non esiste una strada generale per
tutti, Ognuno ha da percorrere la sua, perciò è opportuno chiedere a sé stessi
che cosa ci piace fare e partire da li. Un po’ come fare un viaggio alla
scoperta di noi stessi, ritrovare le cose che ci facevano stare bene o cercarne
delle nuove.
ASSAPORARE IL MOMENTO. Troppo spesso ci concentriamo sul problema al punto da dimenticarsi
del mondo circostante. Cerchiamo di essere perfetti in ogni situazione,
tendiamo a pensare ad ogni minimo dettaglio, restiamo chiusi in noi stessi
senza effettivamente godersi l'attimo. L'azione di sovraccaricarsi di pensieri
è stressante. Non possiamo avere il controllo di tutto e precedere ogni
avvenimento. La vita è fatta semplicemente di sorprese, non andrà tutto come ci
aspettiamo, ma non vuol dire che debba essere un dispiacere. Ci sono situazioni
non aspettate che non ci portano dove vogliamo, ma ci trascinano in un futuro
ancora migliore. Se non siamo là dove volevamo essere, basta un attimo
fermarsi, guardarsi in torno e chiedersi se veramente ci sentiamo male nel
luogo dove ci troviamo. Se la risposta è sì allora basta cambiare posto ed
andarne in uno nuovo. L'essenziale è trarre sempre il meglio dalla situazione.
Quando essa è spiacevole, il positivo che possiamo trarne è un insegnamento. Se
la gente attorno a noi ci abbandona nel momento del bisogno possiamo esserne
felici, in quanto ci siamo liberati di persone false.
L'IMPORTANYA DEL PENSARE A SÈ. Aiutare è una delle arti più nobili che compongono una persona,
ma diventa un peso quando viene sfruttata dagli altri in maniera eccessiva facendoci
ottenere un carico in più di doveri che nemmeno vorremo. Sottolineo nuovamente,
noi non siamo dei ripetitori della volontà altrui. La nostra insicurezza, il
bisogno di appartenere ad un gruppo ci fanno perdere la coscienza di noi stessi
e questo viene percepito dagli altri. Tra questi ci sono quelli poi che
sfruttano la nostra benevolenza, perché sanno che non otterranno un rifiuto
alla loro richiesta. La domanda da porsi è " se rifiutassimo la proposta
gli altri resterebbero lo stesso ?? oppure quanto staremo meglio senza accettarla??
" Quello che penso io è che aiutare qualcuno anche senza ricevere in
cambio qualcosa è fantastico, ma solo se è una cosa che vogliamo fare, se
abbiamo la possibilità di attuarla (ovviamente in base alla persona la priorità
cambia, diventando pure sacrificio per quelli che ci stanno più a cuore) e non
ci sentiamo in obbligo nel farla. In altre parole, per mezzo di una
similitudine, bisogna prima costruire il proprio castello e poi aiutare a
raccattare i pezzi per creare quello di altri.
LA SOLITUDINE è un momento della vita durante il quale necessitiamo di rielaborale le informazioni che abbiamo nella vita e ripartire da capo. L’essere solo permette di percepire cosa è per noi importante, comprendere meglio il nostro atteggiamento senza essere plasmati da altre persone, cos’è meglio per noi stessi, chi siamo. Una ricarica di energie, pensieri, attitudini, vita come le proprietà di una tazza di caffè alla quale siamo di fronte la mattina.
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